Schizofrenia: la Clozapina produce la più alta riduzione di mortalità


La Clozapina ( Leponex ) appare essere associata ad una sostanzialmente più bassa mortalità rispetto agli altri antipsicotici.

Ricercatori finlandesi hanno esaminato le cartelle cliniche di 66.881 pazienti affetti da schizofrenia, ed hanno confrontato l’incidenza di mortalità con quella dell’intera popolazione della Finlandia ( 5,2 milioni di persone ), nel periodo compreso tra il 1996 e il 2006.

Nel corso del periodo osservazionale l’uso degli antipsicotici di seconda generazione è aumentato dal 13% al 64%. Tuttavia il gap nell’aspettativa di vita tra i pazienti con schizofrenia e la popolazione generale è rimasto la stesso.
Nel 1996, all’età di 20 anni, i pazienti con schizofrenia avevano un’aspettativa di vita di 32.5 anni, contro 57.5 anni nella popolazione generale; nel 2006, l’aspettativa di vita ha raggiunto i 37.4 anni per i pazienti schizofrenici e i 59.9 anni nella popolazione generale.

E’ stato osservato che l’uso per lungo periodo di qualsiasi antipsicotico era associato a una più bassa mortalità rispetto al non-uso ( hazard ratio, HR=0.81 ), e il rischio totale di mortalità era più basso tra i pazienti che facevano uso corrente di un antipsicotico rispetto a quelli che non assumevano nessun farmaco ( HR=0.68; p<0.0001 ).

E’ stato riscontrato un trend verso una relazione inversa tra mortalità e durata dell’uso cumulativo.

Utilizzando la Perfenazina ( Trilafon ) come confronto neutro, i Ricercatori hanno trovato che la Quetiapina ( Seroquel ) presenta il più alto rischio di mortalità generale ( HR=1.41 ), seguita da Aloperidolo ( Haldol; HR=1.37 ) e Risperidone ( Risperdal; HR=1.34 ).
La Clozapina presenta il più basso rischio ( HR=0.74 ).

Secondo gli Autori, questi risultati stanno ad indicare che l’impiego di antipsicotici di seconda generazione, piuttosto che di prima generazione, non ha un effetto dannoso sull’aspettativa di vita dei pazienti con schizofrenia, con l’eccezione della Quetiapina e del Risperidone.

La Clozapina era anche associata ad un più basso rischio di suicidio, rispetto agli altri farmaci, sebbene non ci fosse una differenza pronunciata riguardo alla mortalità da cardiopatia ischemica.

Le limitazioni all’impiego della Clozapina per ragioni di sicurezza ( agranulocitosi, miocardite etc ), potrebbero aver causato, secondo gli Autori, migliaia di morti premature tra i pazienti che hanno dovuto assumere altri farmaci. ( Xagena_2009 )

Fonte: The Lancet, 2009



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